giovedì 31 dicembre 2015

Il digitale a scuola

Leggevo un articolo pubblicato qualche giorno fa su Orizzonte Scuola relativo all'utilizzo della tecnologia da parte dei bambini: http://goo.gl/6hYbWK

Trovo le argomentazioni ivi contenute assai sensate: i bambini devono prima di tutto esplorare la realtà viva che li circonda, manipolarla, indagarla coi cinque sensi... Avranno tempo in seguito di beneficiare dell'utilità di internet e dei piaceri del mondo virtuale. Tanto non si perderanno niente, non rimarranno indietro e non faranno certo più fatica a imparare dopo (non è come l'ortografia, o le tabelline, che se non le impari all'età giusta poi non c'è più niente da fare!).
Il fatto è che nella pratica didattica la questione non è così semplice.
Nel mio Istituto Comprensivo mi sono proposta come "animatrice digitale" (benché ancora non si conoscano i dettagli di questa nuova figura) e quindi mi sono posta il problema: se a parer mio (e non solo mio, evidentemente) un utilizzo consapevole e intelligente della tecnologia va incentivato a partire dalla scuola media e in modo graduale dalla prima alla terza, ma nelle Indicazioni Nazionali del 2012 si parla di un percorso di conoscenza e uso delle tecnologie che deve partire dalla Primaria, che si fa?
Sono andata a rileggermi le Indicazioni Nazionali: nei traguardi di fine scuola Primaria, per la materia "Tecnologia" si legge proprio che l'alunno "si orienta tra i diversi mezzi di comunicazione ed è in grado di farne un uso adeguato a seconda delle diverse situazioni" e anche "inizia a riconoscere in modo critico le caratteristiche, le funzioni e i limiti della tecnologia attuale".
Qui, in teoria - visto che le Indicazioni Nazionali sarebbero vincolanti - non c'è spazio per porsi degli scrupoli di tipo etico-metodologico: i bambini dovrebbero uscire dalla Primaria già in grado di muoversi abbastanza autonomamente nel mondo tecnologico. Si parla specificatamente di "diversi mezzi di comunicazione" e poi più genericamente di "tecnologia attuale". Io mi chiedo: che significa, in concreto? Insegnar loro a scrivere un documento Word? Ci può stare... Ma nei mezzi di comunicazione attuali ci stanno anche Internet (ovviamente), cellulari, tablet, piattaforme virtuali, Facebook Twitter e compagnia, poi radio, tv, cinema... e tanto altro. Come docenti possiamo/dobbiamo scegliere? Naturalmente le nostre scelte ricadranno anche sui genitori dei nostri alunni, i quali dovranno accettare che la maestra richieda una ricerca in internet, un compito relativo, che so, alla creazione di file diversi sul pc... Insomma, condanniamo i piccoli alla pena della perenne (inter)connessione che già miete molte vittime tra gli adulti. Francamente, mi pare un condizionamento dall'alto troppo pesante da digerire...

Qualche anno fa, in una terza media un po' difficile, per recuperare soprattutto alcuni ragazzi avevo proposto a tutti gli alunni di iscriversi a un gruppo Facebook chiuso (quella volta non esistevano le piattaforme virtuali dei libri di testo o comunque piattaforme decenti in italiano facili da usare) dedicato alla didattica: l'idea era di mettere in guardia dai pericoli dei social network quei ragazzi che già li usavano ma senza controllo, e inoltre di incentivare un uso positivo e utile del social networking.
Il mio intento era buono: quella volta, utilizzando Facebook, avevamo anche elaborato una poesia collettiva in dialetto che aveva vinto il primo premio in un concorso locale... Davvero creammo dei bei lavori, in cartelle condivise dove ognuno pubblicava le proprie ricerche personali e dava un contributo all'apprendimento collettivo degli argomenti affrontati.
Di fatto, però, "costrinsi" tutti quanti i miei alunni (anche quelli che non nutrivano alcun interesse per i social) a iscriversi a Facebook e naturalmente per farlo dovetti ottenere il consenso scritto di tutti i genitori, forzandoli un po' a seguirmi. Oggi non lo rifarei, anche perché la tecnologia di oggi dà altre possibilità! Certo, si trattava di una terza media, però chiesi molto a quelle famiglie...

Il futuro della didattica credo vada in quella direzione: apprendimento cooperativo e condiviso reso possibile dalla tecnologia. Ma da che età? E con quali limiti?

C'è un altro aspetto da considerare: la tecnologia spesso è un valido supporto per l'inclusione degli alunni BES o DSA che beneficiano così di mezzi alternativi di trasmissione del sapere (soprattutto adatti allo stile visuale di apprendimento, ma non solo: sto pensando per esempio a quei giochi on line che ti permettono di "imparare facendo"). Negar loro questa possibilità non mi pare sensato, anche alla Primaria.

Liquidare la tecnologia per i più piccoli, nella realtà didattica quotidiana, non è, insomma, così semplice. A me, perlomeno, restano molti dubbi. Resta il buonsenso l'unica guida su cui fare affidamento. Comunque, credo che già sia buona cosa porsi delle domande.