giovedì 13 giugno 2024

INSEGNARE ITALIANO E LATINO AL TRIENNIO

 Quando finisce un anno scolastico, mi ritrovo sempre a chiedermi come sia andata, che cosa abbia funzionato e che cosa no. Anche quest'anno la prima critica va al sistema scuola in generale: troppe discipline da seguire in contemporanea, troppe verifiche. Rimproveriamo spesso i ragazzi perché studiano per il voto: il punto è che per loro si tratta di sopravvivenza. Sarebbe urgente proporre unità di apprendimento interdisciplinari, creare sinergie tra docenti. Però non succede quasi mai, almeno nel mio liceo, oppure accade sporadicamente, ma nella normalità ognuno in aula sua a fare le cose sue. 

E ora la pars construens. Devo dire che quest'anno sono proprio soddisfatta di come sono riuscita a gestire l'italiano nella mia terza del liceo delle Scienze Umane. Questa classe si caratterizzava per il fatto di essere poco numerosa, a stragrande maggioranza femminile, con una buona motivazione allo studio, pur con un ritmo di apprendimento non velocissimo e talvolta con difficoltà di comprensione; il suo punto debole più vistoso, a mio parere, era la scarsa partecipazione, perché queste ragazze e ragazzi avevano paura ad esprimere la propria opinione, ad esternare pensieri e sentimenti, per timidezza o timore di di essere giudicati. 

Ho scelto di lavorare, dunque, attuando il più possibile una didattica attiva: dallo studio in classe a gruppi ad esperimenti di cooperative learning più complessi come il jigsaw e alla didattica laboratoriale della lettura e della scrittura. 

Il mio mantra per tutto l'anno è stato questo: come posso rendere vivo lo studio della letteratura? Come posso avvicinare i miei ragazzi ad autori così lontani nel tempo?

Allora, tenuto conto del fatto che la materia caratterizzante l'indirizzo è Scienze Umane, ho deciso di creare collegamenti con questa disciplina. In primis sono partita dalla narrazione: per esempio, ho introdotto Dante attraverso il testo di Pupi Avati, L'alta fantasia per presentare questo autore attraverso le sue vicende umane, per far capire che non era un capitolo del libro, ma una persona in carne ed ossa che ha vissuto momenti drammatici durante la sua vita. 

Quando dalla Vita nuova sono passata alla Commedia, mi sono avvalsa del libro di G. Sitta, Tutti all'inferno, che propone una lettura psicanalitica dell'Inferno dantesco. Abbiamo sviscerato il concetto di "selva oscura", abbiamo pensato alle tre fiere come gli ostacoli che la nostra mente ci pone davanti per imbrigliarci nelle nostre gabbie mentali e poi abbiamo riflettuto sul ruolo di Virgilio, che aspetta che Dante lo veda e gli chieda aiuto prima di intervenire (della serie: bisogna avere il coraggio di chiedere aiuto, perché nessuno si salva da solo). 

A quel punto abbiamo letto alcuni canti (alcuni li hanno letti loro a gruppi con l'obiettivo di riscrivere Dante in italiano moderno sfruttando la parafrasi proposta dal libro adottato) e soprattutto abbiamo imparato a memoria il canto III dell'Inferno, cercando di recitarlo con pathos. Io trovo fondamentale studiare a memoria dei testi, perché poi possano risuonare nella mente e nel cuore di questi ragazzi per tutta la loro vita. E non puoi memorizzare e recitare con le giuste pause se non hai compreso bene quello che stai dicendo, perciò si tratta di lavorare sul serio sull'apprendimento (non si tratta di studiare quattro acche per il voto). I ragazzi hanno talmente apprezzato (nonostante i brontolii iniziali) questa attività che poi a fine anno, in totale autonomia e facendomi una sorpresa, hanno organizzato una messinscena del canto terzo dell'Inferno scegliendo come pubblico le classi del biennio del loro plesso. Per loro è stata una conquista grandiosa, perché hanno avuto il coraggio di esporsi, di assumersi dei rischi (penso all'unico maschio della classe che impersonava Caronte: è apparso in scena con addosso un barbone grigio e a bordo di una barca di carta con tanto di remo!). 

Petrarca, insieme alla lettura di qualche passo di Sant'Agostino, ha fornito l'occasione di parlare dell'accidia e del rapporto tra desiderio e volontà. Boccaccio ci ha fatto divertire, perché i ragazzi hanno scelto alcune novelle e le hanno messe in scena per i loro compagni, poi ci hanno ragionato sopra. 

Machiavelli (abbiamo approfondito solo alcuni passi de Il principe) è stato letto a gruppi e spiegato dagli stessi alunni attraverso una struttura del cooperative learning molto dinamica: tutti quanti hanno dovuto ripetere più volte a diversi compagni i testi che avevano studiato nel loro gruppo; prima, però, io ho fornito una lista di domande a cui dovevano trovare risposta sfruttando le conoscenze dei diversi compagni. Che cosa ha funzionato? Ciascuno ha veramente potuto testare la comprensione del testo di partenza e poi quando ho fatto il punto in plenaria ho davvero potuto chiarire quello che i ragazzi stessi si erano accorti di non aver del tutto capito. 

Il pensiero sulla politica di Machiavelli ha poi offerto l'occasione di fare un collegamento alla politica di oggi, alla loro idea della politica, all'astensionismo, al populismo, alle elezioni europee (con l'aiuto anche del prof. di Storia e Filosofia), così come nel primo quadrimestre la lettura del Cantico delle Creature di San Francesco ci ha permesso di collegarci all'enciclica di papa Francesco Laudato si' e quindi al problema del cambiamento climatico.

E la letteratura latina? Con due ore a settimana e una parte consistente dedicata ancora all'apprendimento della lingua latina, siamo riusciti a fare solo quattro autori: Plauto, Terenzio, Cesare e Catullo. Plauto ci ha fatto divertire con la lettura integrale ad alta voce in classe (da parte dei ragazzi) dell'Anfitrione (ovviamente in italiano); Terenzio con i suoi Adelphoe (anch'essa letta integralmente in traduzione italiana) ci ha fatto approfondire il rapporto genitori-figli, anche con l'apporto degli studi pregressi di Pedagogia e Psicologia e di alcuni video di Pellai, Recalcati, Crepet reperiti su Internet. Abbiamo fatto un bel cerchio in classe e sono stati i ragazzi (tutti) a spiegarmi a turno tutti gli stili genitoriali e tutti i collegamenti che avevano trovato: io prendevo appunti e facevo domande vere (cioè io mi sono posta come discente che voleva imparare da loro, che si ponevano come gli esperti di psicologia!). Poi siamo passati a riflettere sul nostro rapporto coi genitori... Naturalmente tutto questo è stato poi riportato per iscritto nel laboratorio di scrittura: gli scrittori (italiani e latini) ci hanno sempre dato modo di elaborare pensieri e opinioni su carta, e a volte questi pensieri sono diventati vere e proprie bozze e poi pezzi finiti. 

Mentre Cesare è stato affrontato più come pretesto per lavorare un po' sulla traduzione (con riferimenti alla visione dello straniero nell'excursus etnografico su Galli e Germani del libro VI del De bello Gallico), Catullo è stato proposto a fine anno come poeta trasgressivo (ma non troppo!) d'amore. Abbiamo letto (soprattutto in traduzione) alcuni carmi concentrandoci sulle parole chiave e ne abbiamo ascoltato l'interpretazione di Branduardi e del coro Tyrtarion; poi i ragazzi stessi hanno prodotto una loro interpretazione attraverso canto e musica di un carme scelto da loro. Alcune esecuzioni hanno commosso qualche allieva e pure la sottoscritta: Catullo, così, per la nostra classe è diventato indimenticabile. 

Io lo so che ho tralasciato lo studio più critico della letteratura, magari non mi sono focalizzata troppo sull'analisi stilistica o sulla parafrasi parola per parola, tuttavia ho capito che solo così, almeno per come la vedo io, funziona la letteratura: sia io che i ragazzi ci siamo divertiti, abbiamo fatto cose belle che ci sono piaciute e che ci sono rimaste. Loro stessi a fine anno me l'hanno detto: "Ci ricordiamo ancora tutto quello che abbiamo fatto, non lo abbiamo dimenticato dopo la verifica". 

Insomma, mi pare che sia la strada giusta. 

martedì 11 luglio 2023

Riflessioni post Maturità

 Riflessioni post Esami di Stato come commissaria esterna di Lettere:

1) È stato arduo valutare alunni che non ho preparato io: diciamocelo, se chiedo una formula scientifica, quella è a prescindere da chi te l'ha spiegata, ma invece un testo letterario va interpretato e ogni insegnante crea coi ragazzi un proprio percorso ermeneutico, alla ricerca di temi che sono stati indagati con uno sguardo soggettivo, con un modo di nominare gli aspetti stilistici e di contenuto magari un pochino diverso da docente a docente. Quando i ragazzi mi parlavano di un autore o di un testo, spesso mi ritrovavo, ma non sempre; se volevo scavare più a fondo nascevano le difficoltà: sembrava non capissero quel che domandavo, non so se perché impreparati o perché magari in classe non avessero approfondito quel particolare aspetto. Perciò, per non creare imbarazzi, mi sono accontentata di trame, concetti chiave modello bignami, piccoli collegamenti. Però mi sono annoiata a morte nella maggior parte degli orali. Ma che senso ha un orale così? E, prima ancora: che senso ha gestire l'italiano come un'infilata di autori di cui alla fine rimarranno in testa forse quattro acche? 


2) Durante gli orali ho proprio constatato quanto urga provare a costruire percorsi interdisciplinari, perché, se ogni docente pensa soltanto alla sua materia, poi è naturale che i ragazzi imparino a ragionare a compartimenti stagni, e anche questa cosa è di una tristezza infinita: bisognerebbe programmare per tematiche comuni e poi far vivere esperienze significative al termine di ogni percorso di apprendimento. Non vedo altra via.


3) Conseguentemente, si rende necessario prendere il coraggio a due mani e operare una selezione, sicuramente dolorosa, di autori e opere e quello che si sceglie deve essere trattato con calma e in modo significativo. 


4) Per la selezione, io seguirei questi criteri: partire da Leopardi (da svolgere assolutamente in quinta: è il collante tra le varie discipline e da lui parte il Novecento, benché sia morto nel secolo precedente) e finire in quarta la Commedia (su 48 studenti, ce ne fosse uno che l'abbia nominata!); prediligere opere integrali (almeno per la prosa) e autori irrinunciabili; di altri autori proporre solo qualche testo nei percorsi tematici; proporre letture personalizzate in base agli interessi degli studenti: non si può proporre sempre tutto a tutti, altrimenti il risultato finale sarà inevitabilmente mediocre.


P.S. Io ho provato ad abbozzare una scaletta di programmazione con questi criteri e ho sudato sette camicie: come rinunciare ai classici della letteratura o perlomeno ridurli, se pensiamo che si parla per esempio di Verga, Pascoli, D'Annunzio, Ungaretti, Montale, Saba, Pirandello e Svevo? Eppure, è accettabile che i ragazzi non sentano neanche un cenno a Calvino, Pavese, Eco, Caproni, Luzi, Pasolini, Merini, Rosselli, Ammaniti etc? 


Sono solo interrogativi che mi pongo dopo la mia prima esperienza da commissaria esterna. Non ho le risposte, ma penso che la mia pratica didattica debba partire da queste domande.


Bozza di programmazione in quinta (molto ottimistica):

Primo periodo (settembre-dicembre)

Percorso tematico: "Il rapporto con la natura"

-Leopardi (approfondito come autore; poesie: Infinito; A Silvia; Canto notturno di un pastore errante...; Operette Morali, ampia selezione; La ginestra)

- Simbolisti francesi e Pascoli: natura come foresta di simboli (scelta di alcune poesie inerenti al tema)

- D'Annunzio e il panismo: La pioggia nel pineto

- Ungaretti: I fiumi, Soldati

- Saba, La capra

- Caproni, Versicoli quasi ecologici


Secondo periodo (gennaio-maggio)

Montale: approfondimento sull'autore; lettura degli Ossi di seppia; confronto con Luzi, Essere rondine

Percorso tematico: "Il rapporto dell'artista con la società"

- Baudelaire, L'albatros; Perdita di aureola; Rimbaud

- Naturalismo, Realismo e Verismo: il progresso; Flaubert, Madame Bovary (estratto); Verga: Rosso Malpelo; La Lupa (confronto con De André, Bocca di Rosa); il progetto del Ciclo dei Vinti

- Le donne: Ibsen, Casa di bambola (spettacolo teatrale reperibile su Youtube); Sibilla Aleramo, Una donna (estratto)

- L'inettitudine: Moravia e Svevo (lettura di passi antologici)

- L'alienazione e l'incomunicabilità: Pirandello (Il treno ha fischiato; estratti dal Mattia Pascal e da Uno nessuno centomila; Sei personaggi in cerca d'autore, visione della rappresentazione teatrale con testo integrale)

- Pasolini, la scomparsa delle lucciole

Percorso di genere: i romanzi della Resistenza e della Seconda Guerra Mondiale (Pavese - Calvino - Fenoglio - Cassola: lettura integrale di un romanzo a scelta a gruppi e con presentazione in classe)

Preparazione di un percorso tematico a gruppi (l'io frantumato - la guerra - la cultura - il tempo - il ruolo del poeta e della parola - il senso della vita - la città - la pazzia etc)



mercoledì 10 agosto 2022

Riflessioni sulla mia sperimentazione fin qui del RWW

 Stavo rileggendo questo vecchio post:

https://robadaprof.blogspot.com/2016/09/laboratorio-di-lettura-e-scrittura.html

Risale al primo incontro con l'approccio laboratoriale alla lettura e alla scrittura mediato dalla mia amica Silvia Pognante e da alcuni testi da lei consigliati. 

Oggi che ho maturato alcuni anni di esperienza didattica mi accorgo di alcune ingenuità all'interno di quello scritto, dovute principalmente al fatto che non avevo ancora provato. 

In primis la troppa carne al fuoco: un mese per ogni genere letterario! Tre libri ad alta voce all'anno! Figuriamoci! Ora ho imparato a mettere in conto tempi molto più lenti: la qualità richiede lentezza. Lo scrive sempre anche Sabina Minuto, un faro per me. 

Altro errore, almeno per quanto mi riguarda, è quello di aver immaginato di controllare ogni aspetto: i materiali, come gli studenti avrebbero scritto (intendo l'interlinea, il colore della penna etc...). Nel tempo ho capito che a prescindere dalle indicazioni anche dettagliate che cerchi di dare agli studenti poi alla fine loro fanno quello che vogliono,cioè trovano un loro modo con il quale si sentono a loro agio. L'importante è che leggano e scrivano, poi se preferiscono scrivere a pc o fare più bozze a mano tutte appiccicate per poi ricopiare venti volte il loro testo... Che facciano loro!

Parimenti trovo pesante, ora, tutto quel "far fare" sui testi che leggono: io stessa mi infastidisco se mi fanno uscire troppo dalla "reading zone", per dirla come la Atwell. Ora mi sentirei di consigliare (anche a me stessa, visto che a settembre ricomincerò con una prima, ma stavolta nella Secondaria di II grado) di proporre poche cose (sotto forma di minilessons) ma buone.

Ho capito che non serve chissà che cosa: proporre testi (meglio racconti integrali) di qualità, belli, coinvolgenti su cui lavorare a più riprese, partendo dalla discussione in classe sul e oltre il testo (e mi rendo conto di quanto sia difficile operare scelte significative). Eliminare le domande banali (pallose) sul testo e riflettere sugli aspetti che davvero possano interessare. Scrivere (anche quick write all'inizio) su ciò che si legge. Leggere in classe e parlare anche in modo informale di libri SEMPRE, perché la lettura è contagiosa se la facciamo sentire un'attività affascinante. Stabilire relazioni vere con ciascuno studente: questo aspetto da solo regge tutta la baracca, a dir la verità. Lavorare sul gruppo classe, perché ci siano armonia e buone relazioni  all'interno (fondamentali per i lavori di gruppo e anche perché, se tra compagni si motivano a vicenda per esempio nell'ambito delle letture personali, abbiamo già vinto! I book club, a tal proposito, sono esperienze da provare assolutamente).

Infine confesso una difficoltà che ancora non ho superato: purtroppo vedo che le cose che funzionano veramente (la lettura per puro piacere di leggere, la scrittura autobiografica) soprattutto alle superiori cozzano con quanto richiesto dal Dipartimento e con le necessità della valutazione.

Per esempio: poniamo che dia da scrivere un testo (con tipologia e argomento scelti dallo studente) per poi valutarlo al posto del tema tradizionale. 

Naturalmente posso chiedere di scriverlo in classe ritirando le bozze ogni volta. Ma... Punto primo: molti studenti si sentono più a loro agio scrivendo direttamente a pc (e pure io: siamo nel 2022 del resto). Se portano i loro devices, ovviamente non possono "consegnare". Certo, ci sono stratagemmi per capire le date delle modifiche in Google Documenti etc..., ma è complicato tenere d'occhio 20 o 30 marmocchi! Certo non sostenibile. 

Punto secondo: pretendiamo pure la scrittura a mano, ma sappiamo che, essendo la scrittura autentica a più riprese, anche se consegnano possono sempre continuare a casa sul quaderno, aggiungendo fogli di brutta la lezione successiva. Naturalmente il rischio è che non sia tutta farina del loro sacco. Poi con le misere 4 ore di Italiano a disposizione, fa anche comodo che lavorino un po' a casa, diciamo la verità.

Quindi ci si deve fidare. E lo possiamo fare con tranquillità se non c'è voto. Quando c'è il voto di mezzo, la paura di fallire è più forte di qualsiasi remora etica. O meglio la valutazione ci può essere, ma deve riguardare il processo di scrittura, la capacità di recepire i consigli dell'insegnante, la voglia di riprovarci, la capacità di rimettersi in gioco... 

A mio parere, dunque, bisogna separare il lavoro quotidiano su lettura e scrittura, che deve essere sereno e coinvolgente di per sé, senza bisogno del ricatto del voto, da quello che è il momento della verifica, necessario ahimè finché la scuola continuerà a reggersi sui voti appunto. E allora lì tocca proporre una traccia tradizionale (magari riferita a temi trattati in classe e al lavoro svolto in precedenza) o un lavoro di comprensione di un testo per vedere se sanno applicare le strategie viste insieme. 

Io purtroppo non ho trovato altre strade. Quello che mi piace fare coi ragazzi proprio non c'entra con la misurazione del livello di competenza. È più che altro valutazione formativa; riguarda l'atteggiamento dello studente verso le sfide proposte, ecco. Ma il contesto scolastico attuale mi chiede altro e per questo mi sta stretto, me ne rendo conto. E infatti in cuor mio so che la valutazione vera sarebbe quella tramite compiti autentici, con il naso fuori dalla scuola, ma tutti noi sappiamo quanto questo cozzi contro l'appiccicar voti nel modo in cui siamo abituati. 

Ad ogni modo, in questi anni ho trovato sempre degli escamotage, non solo per Italiano, ma in generale in tutte le mie discipline: diari di bordo sulle attività svolte (soprattutto in gruppo), relazioni finali, richiesta di un elaborato finale da presentare alla classe (così vedi grado di profondità dello studio, capacità comunicative, competenze digitali...), riflessioni metacognitive sul lavoro svolto etc... In questo modo riesco ad avere diversi strumenti per la valutazione, dai più tradizionali (test a punti sulle mere conoscenze, verifiche e temi classici) a quelli più relativi alle competenze e agli atteggiamenti. Non nascondo tuttavia che non mi ritengo proprio soddisfatta di questo compromesso. Per ora altro non riesco a fare. E nonostante questo laccio che mi tiene legata al fare scuola tradizionale, per i miei studenti io sono quella diversa, quella strana o quella pazzoide (la definizione dipende da quanto mi vogliono bene o dalle loro esperienze scolastiche pregresse più o meno felici). Comunque io cerco di divertirmi e di fare al meglio il mio lavoro: senza passione, senza piacere (del docente e del discente), del resto non c'è vero apprendimento. Non ne varrebbe la pena!


martedì 9 agosto 2022

Esperimento didattico: Latino a modo mio partendo da un epigramma di Marziale

 Ho provato a creare un percorso didattico utilizzando la metodologia che prediligo, cioè il cosiddetto "metodo attivo" preso in prestito dalla didattica delle lingue moderne applicato a testi latini veri. 

Qual è il problema? Che bisogna crearsi tutti i materiali da sé e non è affatto facile reperire il materiale giusto che si presti a un determinato livello linguistico dei discenti. Bisognerebbe che ci credesse un gruppo di docenti (non dico tutto il Dipartimento, però...) e che il lavoro dei docenti fosse sostenuto da corsi seri di formazione sull'uso del latino (lettura, produzione in latino seguendo dei modelli etc).

Qual è il limite? Perché ci si possa azzardare a sperimentare questo tipo di approccio, è necessario che la classe abbia un numero UMANO di elementi: con classi molto numerose temo che si faccia fatica a tenere sotto controllo tutto e tutti...

Che cosa trovo particolarmente vincente in questo approccio?

1) Il maggior coinvolgimento: si parte da un racconto (la narrazione è sempre potente), gli studenti devono intervenire continuamente, anche in forma ludica, Si ascolta, si legge, si parla, si scrive in latino (più canali sono coinvolti nell'apprendimento e più questo si accende). Anche se si fanno errori grammaticali (che vengono fatti correggere pian piano), comunque si impara il lessico e "ci si sporca le mani" con la lingua... 

2) Il collegamento tra focus grammaticale e focus culturale: si conoscono un pochino gli autori e i loro testi (possono essere autori classici ma anche medievali, rinascimentali etc), ci si aggancia a una tematica che può essere multidisciplinare, si approfondisce l'aspetto culturale insieme a quello linguistico (che per altro viene selezionato ed isolato: meglio proporre una piccola regola alla volta ed esercitarla continuamente che tante tutte insieme. Ho notato che già chiedere la memorizzazione di tutti i casi di una declinazione è una richiesta alta di questi tempi, anche perché si dà per scontato che i ragazzi conoscano e riconoscano le funzioni dei casi, cosa quasi rara negli ultimi anni di scuola, almeno nel mio indirizzo liceale). 

3) Il fatto che si parta da un testo rielaborato (dove si allunga anche un po' il brodo, si ripetono le stesse parole etc) per arrivare comunque a visionare il testo di partenza (che può comunque essere presentato con la traduzione - parziale o totale - a fronte e/o con delle note linguistiche, traduttive, di grammatica storica etc...).

Tutti questi punti evidentemente si rifanno a quello che è il traguardo principale per me come insegnante: quello di motivare all'apprendimento rendendo più accessibile il latino agli occhi dei nostri studenti così pieni di pregiudizi relativi a questa lingua. Sono fermamente convinta che da qui si debba passare per salvare il latino nel curriculum degli indirizzi liceali che non siano il Liceo Classico. 

Ovviamente ciò non significa far finta che imparare il latino non costi fatica: però se lo studente si convince che si tratta di una fatica affrontabile, che darà dei risultati, forse gli verrà più facile applicarsi. Ce lo diceva già Vygotskij con la sua zona di sviluppo prossimale; studi più recenti ci confermano che non c'è reale apprendimento senza piacere e motivazione (qui il mio punto di riferimento è Daniela Lucangeli). E, come sostiene Guido Milanese in un articolo che ho recentemente letto in Academia.edu, oggi lo studio del latino non è nemmeno più sostenuto, come accadeva fino a qualche decennio fa, da una motivazione sociale, perché ormai la conoscenza del latino non funge più da filtro per accedere alle carriere dirigenziali. Il latino non serve propriamente a nulla oggi: si accetta di studiarlo solo se lo si ama (altrimenti chi te lo fa fare??). Questa è la nostra sfida, come docenti di Latino, oggi. 


Questa la bozza del percorso didattico che ho immaginato a partire da un epigramma di Marziale. Mi piacerebbe avere altri pareri o anche proposte di collaborazione per avere un tesoretto di testi su cui costruire altre unità didattiche!


Testo originale di partenza: Marziale, Epigrammi, I 10


Petit Gemellus nuptias Maronillae

et cupit et instat et precatur et donat.

Adeone pulchra est? Immo vero foedius nil est.

Quid ergo in illa petitur et placet? Tussit.


Focus culturale: il matrimonio (a Roma e oggi, con collegamento con Diritto; vedi fenomeno delle spose bambine, i matrimoni riparatori etc...)


Focus grammaticale: dativo di possesso (prerequisiti: prime due declinazioni e indicativo presente attivo e passivo; le interrogative dirette)


Testo rielaborato da proporre agli studenti ad inizio unità:


Romae est vir qui Gemellus appellatur/nomine Gemellus.

Gemellus pulcher iuvenis est.

Gemello sunt caerulei oculi, etc... (descrizione fisica essenziale)


Olim in via videt Maronillam.

Est Maronilla domina divitiarum plena. Maronillae sunt magna villa prope Forum, splendida vestimenta, margaritae...

Maronillae maritus mortuus est. Nunc Maronilla vidua est.

Estne Maronilla pulchra matrona?

Maronilla pulchra non est. Immo vero foeda est. Neque pulchra neque iuvenis Maronilla est. Gemellus tamen eam cupit et multa dona Maronillae facit. Gemellus ducere in matrimonium eam vult. Gemellus nuptias Maronillae petit. Cur? Quid Gemello Maronilla placet?


Immo vero Maronilla Gemello non placet, quia Maronilla neque iuvenis neque sana est. Maronilla tussim habet. Quia ea tussit, Gemellus putat eam morituram esse. Gemellus Maronillam non amat, sed Maronillae divitias.


Pensum primum


  • Quis est Gemellus?

  • Estne Gemellus pulcher?

  • Quem videt in via?

  • Estne Maronilla iuvenis et pulchra?

  • Habetne Maronilla maritum?

  • Quid facit Gemellus cum Maronilla?

  • Cur Gemellus nuptias Maronillae petit?


Pensum secundum

Gemell__ Maronill__ in via videt. Gemell__ sunt caerule__ ocul__ etc... (Completare con uscite di prima e seconda declinazione)


Pensum tertium: errata corrige!

In viam Gemellus Maronilla videt (etc: far correggere gli errori su prima e seconda declinazione e su reggenze preposizioni)


Pensum quartum (inserimento verbi elencati da coniugare)


Gemellus Maronillae nuptias ______________. Gemello eam non ________________, sed Gemellus divitias Maronillae ______________ . Etc...


amare – placere – petere – etc...


Approfondimento culturale sul matrimonio


Per casa fai coniugare Gemellus pulcher e Maronilla foeda (ripasso prima e seconda declinazione e aggettivi prima classe)


Ripresa del testo rielaborato con domande a coppie (del tipo Quis est Maronilla? Amatne Gemellus Maronillam? Etc...)


FOCUS SUL DATIVO DI POSSESSO: spiegazione ed esempi


Pensum: describe te ipsum. Suntne tibi oculi caerulei? Etc...


Gioco in classe: “Indovina chi” → Fornire lista con nomi delle parti del corpo, colori... e fai fare domande con dativo di possesso


Esercizio di sintesi della storia di Gemello e Maronilla (prima orale tutti insieme e poi scritta da parte dei singloli studenti).


Altro esercizio: creare un'intervista a entrambi i personaggi (per usare anche la prima e la seconda persona dei verbi)


Conclusione dell'attività: presentare il testo originale di Marziale chiedendo di indovinarne la traduzione (con guida). Presentare l'autore con alcune note biografiche.

Esercizi di traduzione dal latino e dall'italiano sempre su Gemello e Maronilla.


Come test finale per la valutazione: presentare un testo con lessico e strutture morfosintattiche simili e fare esercizi di comprensione, cloze, traduzione... Fare anche domande di civiltà. In itinere dovremmo riuscire ad individuare facilmente, dato che facciamo intervenire spesso gli studenti, chi ha studiato, capito, interiorizzato e chi invece ha delle lacune o ha bisogno di rinforzo. La valutazione finale potrebbe essere completata (o affiancata) da quella in itinere, che dovrebbe tener conto anche di fattori come la risposta agli stimoli del docente, l'impegno, la capacità di mettersi in gioco etc... 


sabato 30 ottobre 2021

Latino: la sfida continua!

 Inutile nasconderlo. Le prime negli ultimi due anni sono più complicate del solito. Molti ragazzi hanno delle lacune che a volte sono voragini e inoltre faticano a ingranare con lo studio, che è spesso stentato e approssimativo. Aggiungiamoci che in generale un po' in tutte le classi i ragazzi sono più fragili, e per questo danno colpa (vera o presunta) al Covid: sta di fatto che è tutto un morire d'ansia per qualsiasi cosa.

In questo contesto io mi trovo a insegnare latino in prima Scienze Umane. Trattasi di materia che già di per sé non gode di buonissima fama tra gli studenti; figuriamoci poi presso quelli poco rigorosi e in difficoltà con le basi di analisi logica. 

Dopo l'entusiasmo iniziale nell'applicazione del mio metodo in larga parte induttivo e ludico, i risultati della prima verifica mi hanno riportato decisamente a terra. Alla crisi è seguita la reazione: come arginare le evidenti difficoltà di buona parte dei miei studenti di fronte anche alle più semplici richieste? Sì, perché la verifica chiedeva di fare l'analisi logica di alcune semplici frasi in italiano e di esplicitare il caso latino corrispondente. L'esercizio più difficile chiedeva di completare delle frasi in latino o di tradurne altre in italiano, che però non erano nuove: le avevamo ripetute molte volte in un mese di lezione. Il focus era sulla prima declinazione. 

Ho deciso allora di dividere la classe a piccoli gruppi (di 2 - 3 componenti) e di assegnare a ciascuno di essi degli esercizi mirati per il recupero, il consolidamento e il potenziamento.

A chi è andato bene nel test ho assegnato una versione da tradurre che parlava di discipulae, di schola e di magistrae, lessico già noto agli studenti, visto che nelle nostre piccole conversazioni in latino in classe facciamo ricorso agli stessi termini. 

Nel frattempo ho assegnato degli esercizi sulla prima declinazione a chi doveva recuperare o consolidare: esercizi di completamento essenzialmente, fino ad arrivare alla frasetta da analizzare e tradurre in o dal latino. Dopo la prima lezione in cui passavo tra i banchi a dare una mano, ho corretto con i gruppi interessati questi esercizi, sincerandomi che tutti avessero preso un po' di dimestichezza con casi e terminazioni della prima declinazione. Ho lavorato con l'analisi logica (a partire da frasi con solo il soggetto e il predicato nominale) utilizzando una struttura schematica e dei colori per i complementi diretti. Ad esempio ho preso una frase da tradurre in latino come: "Serena è la nostra maestra" e l'ho fatta riscrivere così:

   


Quindi ho fatto collocare il verbo al centro, ho fatto quindi cercare il soggetto col trucco della concordanza (provate a cambiare il verbo, da singolare a plurale o viceversa: il complemento che è costretto a cambiare con lui è il soggetto!) e l'ho fatto scrivere sempre a sinistra in rosso; a destra c'è l'eventuale complemento oggetto (ma mettiamo una X se il verbo è intransitivo); sotto gli eventuali complementi indiretti. Ho fatto scrivere, come si vede, il complemento, il caso corrispondente e se singolare o plurale, ed infine la terminazione della I declinazione. Alla fine di questa procedura si è tradotta la frase.

Diversa ancora è stata la gestione dei DSA: ho trovato in rete un bello schema della prima declinazione con un colore per ogni caso e la traduzione corrispondente. L' ho consegnato insieme a delle frasi in latino in cui avevo già sottolineato i sintagmi con il colore giusto in base allo schema fornito. Per esempio, poniamo che si stabilisca che il nominativo è in rosso e l'accusativo in verde; quindi si dà una frase così:

Discipulae magistram audiunt.

L'alunno dunque ritrova sullo schema che il rosso è il nominativo, deve controllare se singolare o plurale e relativa traduzione; quindi procede con il verde e così via. Si comincia con una serie di frasi elementari (solo con nominativo e P.N.) e via via si inseriscono uno alla volta altri casi e dunque altri colori. 

Nelle lezioni successive, ho corretto gli esercizi assegnati ai gruppetti che dovevano recuperare e quindi contestualmente ho interrogato. Se trovavo qualche argomento non ancora consolidato, ci lavoravo ancora sopra con esempi e ulteriori esercizi (ad esempio quello dei cesti: ho dato una lista di parole della I declinazione ed esse andavano inserite nel "cesto" corretto dei casi; dapprima l'esercizio doveva essere svolto con lo schema della prima declinazione sott'occhio e poi senza). 

Mentre interrogavo e assegnavo questi esercizi, non ho lasciato con le mani in mano i più sicuri, ma ho chiesto loro di rielaborare la versione che avevo loro assegnato precedentemente in questo modo: dovevano creare un dialogo tra i protagonisti della versione (due amiche e la loro maestra) esercitando sia le formule che sentono in classe ad ogni lezione o che abbiamo utilizzato in passato (le formule di saluto, la richiesta del nome, etc...) sia lavorando sui verbi. Infatti per ora abbiamo studiato unicamente il verbo essere, ma comunque negli esercizi abbiamo trovato altri verbi sempre dati in traduzione. Quindi gli alunni dovevano prendere i verbi (tutti all'indicativo presente attivo) della versione e con l'aiuto del loro manuale riconoscerne la coniugazione e perciò coniugarli in altre persone rispetto alla terza persona singolare o plurale. Ad esempio la frase: "Discipulae Romae vivunt" è stata trasformata così nei dialoghi: 

- Salvete! Quae estis?

- Discipulae sumus. 

- Ubi vivitis?

- Romae vivimus.

Il lavoro è stato certosino: si doveva riportare "vivunt" a "vivo", cercarlo sul dizionarietto in fondo al manuale, ricavarne la coniugazione e andare a vedere sul libro come si coniugasse in base alla coniugazione di appartenenza. Non è stato facile, ma i ragazzi si sono entusiasmati e hanno svolto dei lavori discreti, in un paio di casi molto buoni. Hanno anche scoperto dalla versione come si forma il complemento di moto a luogo e ora dovranno spiegare al resto della classe (che nel frattempo ho più o meno finito di interrogare in vista del recupero) come funzionano le coniugazioni latine. 

Mi ritengo soddisfatta, anche se ho dovuto preparare diversi materiali e a lezione dovevo avere ben in mente chi facesse che cosa. Mi sono sdoppiata, anche quadruplicata in certi momenti, ma nessuno ha perso tempo e ognuno ha lavorato a partire dal proprio livello di partenza. Due puntualizzazioni:

- bisogna saper tollerare un certo grado di confusione in classe (e siccome non è facile ritengo che questo tipo di lavoro non si possa fare sempre);

- bisogna avere in classe un numero gestibile di alunni (credo al massimo 20, altrimenti è davvero dura, oppure bisogna ridurre il numero di differenziazioni, cioè un lavoro per il potenziamento e uno per recupero/consolidamento e poi condivisione in plenaria).

Aggiungo che ovviamente in un mese di scuola ho fatto la prima declinazione, il verbo essere, il complemento di stato in luogo, un accenno al dativo di possesso e stop. Ho anche anticipato alcune uscite della seconda declinazione, ma poi ho lasciato perdere perché appunto ho visto che dovevo lavorare sulle basi dell'analisi logica, quindi non mi sono complicata la vita ulteriormente! Voglio dire: se si vuole procedere tentando di non lasciare indietro nessuno, non si possono fare le corse. Tuttavia, non bisogna dimenticarsi di stimolare chi è in fascia più alta, altrimenti costoro si annoiano mortalmente. Ecco perché ho voluto tentare un lavoro differenziato per livelli. Ora vediamo come andrà coi verbi! 


 

domenica 19 settembre 2021

PRIME LEZIONI DI LATINO GIOCANDO CON LA LINGUA

Ho una prima del Liceo delle Scienze Umane in cui insegno latino. Felicissima, perché anche quest'anno posso sperimentare. Parto dal presupposto che i ragazzi arrivano al liceo pieni di pregiudizi su questa lingua, che immaginano particolarmente ostica e noiosa. E ovviamente inutile.

Ormai si legge un po' ovunque il discorso che il latino sta morendo, che bisogna innovare la didattica, che il metodo tradizionale non è più adeguato ("O tempora o mores!"). Se ciò sembra chiarissimo per i docenti universitari che scrivono queste cose (recentemente per esempio ho letto le riflessioni condivisibilissime di A. Balbo su Accademia.edu e le interessanti proposte di altri docenti in questo articolo), io tuttavia mi trovo a constatare con una certa amarezza che a scuola non si muove una foglia. The wind of change is out of here. Immobilismo, se non vero e proprio astio verso ogni tentativo di cambiamento rispetto alla solita impostazione didattica. Per il quieto vivere meglio non nominare neppure il metodo natura!

In questo clima, io cerco nel mio piccolo, lavorando con gli strumenti "tradizionali", di costruire nelle mie classi lezioni un po' diverse. Qui riporto le prime due.

LEZIONE UNO 

Entro in classe, dico che adesso rifarò l'ingresso parlando sempre in latino per alcuni minuti, quindi niente paura! Li avviso che io mi rivolgerò loro con "Salvete, discipulae ac discipuli!" e loro dovranno semplicemente rispondere con "Salve, magistra!". 

Rifaccio l'entrata, rivolgo il saluto ai ragazzi, loro mi rispondono e tutto fila liscio. Poi comincio a giocare: "Surgite, discipuli!" e poi "Considite, discipuli!". Ripeterò fino alla nausea gli imperativi, così li impareranno senza troppa fatica! 

Quindi dico: 

Ego Angela Pluda sum. Mihi nomen est Angela. Ego magistra sum. Ego linguae Latinae magistra sum. Latinam linguam doceo. 

Scrivo alla lavagna "Ego Angela sum. Mihi nomen est Angela" e anche la domanda che comincio a rivolgere a tutti gli studenti: "Quod nomen tibi est?".

I ragazzi mi rispondono dapprima guardando i modelli alla lavagna e poi cominciano a memorizzare.

A questo punto comincio a variare:

Quis es tu? Esne tu Silvia? 

Varia anche la risposta: "Silvia non sum, sed Sara".

Poi si passa a "Qui estis vos?" o "Quis est ille?". "Quis es tu? Surge! Quomodo vales? Nunc conside!".

Insomma, chiamandoli un po' tutti, anche più studenti alla volta, usiamo i pronomi personali soggetto e tutte le voci del verbo essere. A questo punto interrompiamo l'interazione in lingua e scriviamo alla lavagna il prospetto del verbo essere con relativi pronomi. Io ho introdotto subito sia IS/EA (non il neutro: il discorso sul neutro va introdotto con calma in un secondo momento) sia ILLE/ILLA e anche i loro plurali naturalmente. I ragazzi non hanno avuto alcuna difficoltà. Sempre in italiano, ragioniamo sull'uso della particella interrogativa -NE. 

La lezione è stata leggera per i ragazzi ma molto produttiva. Per casa chiedo solo di ripassare e di leggere in italiano la paginetta che sul manuale viene dedicata alla spiegazione del latino come lingua sintetica con casi e declinazioni.

I ragazzi sono talmente carichi che il giorno dopo, quando li ritrovo per i corridoi, mi salutano con "Salve, magistra" e mi ripetono il verbo essere con tutti i pronomi, già perfettamente imparati.

LEZIONE DUE

La metterò in pratica tra qualche giorno. Ho preparato un semplicissimo Powerpoint con alcuni esercizi di ripasso e consolidamento. 

Eccolo qui: 

https://docs.google.com/presentation/d/1Wa8tq2GAS2UqJbfIc_W4vYYhCZhf5NNW/edit?usp=sharing&ouid=110896314052245045289&rtpof=true&sd=true

Per casa ho pensato di dare un paio di esercizi veloci del manuale sul riconoscimento di soggetto, PV/PN, oggetto, complementi predicativi. Il focus la volta successiva sarà su nominativo e accusativo: farò in parallelo le uscite del nominativo e dell'accusativo sia della prima che della seconda declinazione. Devo parlare poi del genere neutro e pian piano introdurre sia gli aggettivi di I classe (in parallelo ai nomi) sia il genitivo come modificatore del nome. Come testo di partenza userò il fumetto proposto dal manuale, cioè Pepe-Vilardo, Grammatica picta, Einaudi Scuola. 

Ci riaggiorniamo! 

mercoledì 8 settembre 2021

SPUNTI DI PROGRAMMAZIONE E UN'IDEA PER L'ACCOGLIENZA IN QUINTA LINGUISTICO

 Quest'anno per italiano avrò una quinta lasciatami in eredità. Naturalmente sono preoccupata, perché i ragazzi dovranno riabituarsi, e in fretta, a un altro metodo e inevitabilmente a un diverso approccio didattico, per quanto io possa sforzarmi di agire in continuità con l'insegnante precedente. 

Per quanto riguarda la storia della letteratura, so che dovrò partire da Manzoni e Leopardi, dunque dovrò prepararmi a tagli e sforbiciate. Gli autori fondamentali saranno:

POESIA (fino a febbraio):

- Manzoni (velocemente: i suoi legami col Romanticismo; la questione della lingua; l'idea di storia e letteratura. Testi: qualcosa dell'Adelchi e vediamo se il 5 maggio o Marzo 1821)

- Leopardi: bene

- Decadentismo: i poeti maledetti francesi, Pascoli, D'annunzio e le Avanguardie + cenni a Crepuscolari, Vociani etc.... Qui vedrei bene un percorso sul periodo e la crisi dell'intellettuale e il suo modo di porsi di fronte alla nuova società borghese e di massa; approfondimento sulla lingua di D'Annunzio

- Ungaretti (con focus sull'analisi del testo poetico: i testi brevi e pieni di immagini di Ungaretti sono una bella palestra e per altro piacciono molto; da far vedere anche il documentario sulla figura di Ungaretti realizzato dalla RAI, che mostra anche i suoi contatti con molti intellettuali del tempo)

- Montale: bene ---> legame con Dante (lettura di alcuni canti del Paradiso)

- poesie a scelta di Saba, Quasimodo, Pavese, Caproni, Luzi, Pasolini, Cucchi, Magrelli, Merini, Rosselli, Cappello...: l'idea è di lasciare la scelta ai ragazzi e che ciascuno proponga un approfondimento e una rosa di poesie alla classe


PROSA (da marzo a maggio):

- Tendenze di fine Ottocento e quindi Naturalismo e Verismo; Verga veloce con focus su alcune novelle

- Pirandello: bene

- Svevo: focus sulla Coscienza di Zeno

- Lettura integrale a scelta di un romanzo (anche in piccoli circoli di lettura) di Levi, Sciascia, Pavese, Fenoglio, Pasolini, Silone, Calvino, Cassola, Morante etc. con restituzione alla classe

Tutti i testi scelti dei vari autori saranno letti insieme in classe e preceduti e seguiti da attività di scrittura e discussione per favorire la sintonizzazione con questi stessi testi da parte dei ragazzi. 

Mi piacerebbe anche anticipare certi autori più recenti creando percorsi e collegamenti con gli autori che si affrontano nella prima parte dell'anno. Per esempio Manzoni/Vassalli o Pascoli/Pasolini oppure un percorso sull'uomo e la macchina (in senso lato) che può partire dal Futurismo (e in un certo senso anche da Leopardi e da Verga che criticano il progresso), passare per Pirandello, Svevo (il finale della Coscienza) e arrivare a collegare Orwell, Livello 7 di Roshwald e il recente Liberamente Veronica di Murraca sulla schiavitù dal cellulare. In particolare ho pensato di leggere in classe I quaderni di Serafino Gubbio operatore di Pirandello, di cui ho scoperto la bellezza grazie a una mia collega, perché è ricchissimo di spunti e permette tante connessioni (naturalmente in ottica RWW). Questo percorso sul legame tra uomo e macchina può aprire approfondimenti sulle dipendenze dalla tecnologia e dunque si può sfruttare per la scrittura di testi argomentativi e per dibattiti in classe. 

Altra idea che mi è venuta in mente è quella di accordarmi con il mio collega di Storia e Filosofia per approfondire la questione mediorientale e leggere in classe ampi stralci di G. Strada, Pappagalli verdi, offrendo poi suggerimenti per l'approfondimento e consigli di lettura di opere di narrativa su questioni di attualità (in base all'interesse personale). Ciò darebbe adito ad attività di lettura e scrittura insieme, con una raccolta di riflessioni e materiale preparatorio per il tema in classe (che non si può svolgere in maniera canonica tipo scrittura estemporanea per 3 ore in classe, cosa che vedo invece più fattibile per attività di analisi del testo di tipologia A).

Questa l'impostazione che vorrei dare alla letteratura in quinta: una comunità di lettori che leggono insieme e/o per conto loro e che si confrontano, scrivono su ciò che leggono e approfondiscono in base ai propri interessi personali, in un percorso di crescita in cui ci si alimenta culturalmente a vicenda. La carne al fuoco è davvero tanta, ma tagli e aggiustamenti li farò quando capirò che classe avrò di fronte. Relativamente alla metodologia didattica, mi ispirerò ai principi del Reading and Writing Workshop, tenendo però conto che dovrò adottare soluzioni di compromesso dovute al tipo di scuola e alla classe quinta che non posso sconvolgere più di tanto. I primi giorni di scuola, tuttavia, mi potrò permettere qualche lusso in più anche perché devo conoscere questi ragazzi e farmi conoscere! Dunque ho pensato ad un'attività di accoglienza attraverso l'albo illustrato Il buon viaggio di B. Masini e G. De Conno.


Dopo averlo letto e proiettato in classe, darò (idea che mi deriva dalla recente lettura del libro di Sabina Minuto ed Elisa Goninelli, Lettori e scrittori crescono, Pearson Ed.) questa consegna: "Scegli un oggetto disegnato nel libro e una parola o una frase che ti abbiano colpito, che parlino di te, che ti chiamino in causa e scrivi a partire da quell'oggetto e/o da quella parola o frase tutto ciò che ti viene in mente (riflessioni, domande, considerazioni su di te e sulla tua vita etc...) per tre minuti consecutivi. Non badare alla forma, ma preoccupati solo di buttar giù idee e riflessioni. Stai tranquillo/a: non è un testo finito, quanto piuttosto una forma grezza di scrittura che nessuno andrà a leggere e correggere". A questo punto come esempio leggerei ciò che ho scritto io.

Dopo i tre minuti, altra consegna: "Ora rivedi quanto hai scritto e sottolinea la frase o la parola che ti ispira altre riflessioni, quindi scrivi per altri due minuti". Anche qui presenterei il mio lavoro per far da modello di scrittura. 

A questo punto lascerei spazio alla condivisione (solo chi vorrà naturalmente). Da qui poi racconterei il mio approccio alla scrittura (fondamentale il taccuino, anche se non credo che lo chiamerò con questo nome davanti agli studenti; quindi il passaggio dalla forma grezza al testo finito) e alla letteratura, ricordando che cercheremo di studiare non (solo) LA letteratura, ma soprattutto CON la letteratura, per dirla come F. Batini. Da qui in poi ci metteremo in viaggio insieme e da qualche parte arriveremo!