domenica 9 giugno 2019

Lo choc del primo anno alle superiori

Avevo tanto sognato di diventare prof al liceo e questo sogno inaspettatamente si è avverato anche abbastanza presto (dopo 3 anni di precariato e 6 anni di ruolo alle medie, all'età di 36 anni). Non nascondo, però, che passare dall'altra parte sia stato un vero e proprio choc!

Ho trovato un ambiente un po' più stagnante, meno aggiornato, più ancorato alla tradizione, per i miei gusti a volte un po' troppo ingessato, troppo formale. Durante le lezioni sono stata richiamata più volte dai colleghi perché troppo casinista! Perché io facevo giocare in classe con le regole del latino, facevo recitare, facevo lavorare a gruppi: niente silenzio religioso in classe...

Devo dire che poi pian piano i colleghi hanno conosciuto me e io ho conosciuto loro, e le cose sono andate meglio.

Lavorare con i ragazzi non mi ha messo in crisi: mi sono sempre divertita, ho ricevuto da loro parecchi stimoli. Certo, i ragazzi diciassettenni sono meno malleabili degli undicenni, hanno già i loro pregiudizi, una loro idea ormai cristallizzata di scuola: non è stato facile chiedere loro di lasciarsi andare alla creatività, per esempio, benché poi molti si siano buttati, si sono fidati! In prima è stato più semplice, anche perché ho trovato una classe aperta e motivata, direi gioiosa. Sì, sono stata proprio fortunata con le classi quest'anno: una prima di gente entusiasta, una seconda di ragazzi (mi verrebbe da scrivere ragazze perché c'era solo un maschio!) splendidi, una terza sfidante ma accogliente.

Un'altra fortuna? Avere un collega di sostegno in classe per molte ore con la stessa mia passione per l'insegnamento: abbiamo progettato insieme praticamente tutte le attività, ci siamo confrontati quotidianamente su successi, insuccessi, stato dei ragazzi etc...

Nonostante tutte queste premesse positive, è stato un anno durissimo: l'adattamento in un sistema nuovo, le frequentissime malattie dei bambini, il senso di inadeguatezza costante, il mio perenne sentirmi alla rincorsa, l'ansia da prestazione sono tutte sensazioni che ho ancora sulla pelle. La scuola è finita, ma il mio cervello è ancora in allerta, lo stomaco contratto. Ci sono ancora gli scrutini, le scadenze, etc...

Ora, però, ho bisogno di respirare un secondo e di guardarmi indietro, di fissare bene nella mia testa che cosa è funzionato e che cosa no, facendo tesoro anche dei suggerimenti dei miei ragazzi.

Procedo con ordine:
- classe prima, italiano: sono soddisfatta di come ho gestito la selezione dei contenuti, però devo essere più aderente a una routine di lavoro in classe, altrimenti i ragazzi si disorientano. L'anno prossimo in seconda vorrei provare a lavorare a blocchi, per unità di apprendimento, frenando le mie ansie e le insicurezze. Devo partire dalle competenze e non dai contenuti, senza farmi condizionare dalle idee di altri miei colleghi. Io so che è giusto così, perciò non devo vacillare, come mio solito.

- classe prima, latino: io qui se potessi abbandonerei subito il metodo tradizionale, che funziona poco. Ho commesso degli errori quest'anno, in primis di ritenere semplici dei passaggi che per i ragazzi sono risultati complicati. Devo imparare a capire meglio dove si celano le difficoltà per gli alunni. Sono soddisfatta, invece, di aver introdotto la rappresentazione grafica della morfosintassi, nonostante i limiti che può avere: peccato non averla pensata subito! In realtà ho dovuto fare lo sforzo di capire che cosa succede nella mia mente quando procedo in automatico alla traduzione. Mi ci è voluto del tempo. Mi dispiace. Per gli anni prossimi, anche in latino vorrei creare una sorta di routine da ripetere lezione dopo lezione, per aiutare i ragazzi a creare automatismi. Ci devo lavorare. E soprattutto devo fidarmi più di me stessa e sganciarmi dal manuale.

- classe seconda, latino: è la classe dove mi sembra di aver dato meno e di avere raccolto di più! L'ho già detto che questi ragazzi sono stati semplicemente meravigliosi. Abbiamo lavorato molto e anche giocato un pochino: la didattica ludica è sempre apprezzata! Mi è piaciuto molto fare Catullo con loro attraverso la traduzione contrastiva.

- classe terza, italiano: qui hanno fatto breccia i lavori di gruppo e i lavori creativi, ma anche la lettura de Il libro di tutte le cose in classe. La letteratura e Dante sono state un successo (Dante imparato a memoria, gustato senza troppe menate critiche), un po' meno il laboratorio di lettura e scrittura, che non sono riuscita a seguire come avrei voluto. I ragazzi hanno apprezzato quei pochi momenti di scrittura in classe, quando dovevano scrivere di se stessi. Il problema è che loro sono grandi, quindi devo traghettarli verso una scrittura più eterocentrata, più argomentativa. Questo è un nodo che dovrò sciogliere. Credo che potrebbe funzionare il fatto di aderire al progetto "Quotidiano in classe", magari mettendo in piedi una sorta di redazione. Vediamo!

- classe terza, latino: un vero fiasco. Tantissime energie spese e risultati raggiunti scarsissimi. Ragazzi ostili alla materia, demotivati, impreparati (neanche rosa rosae). Le ho provate tutte, ma pochi ragazzi hanno effettivamente portato a casa un miglioramento. Credo che l'anno prossimo la giocherò tutta sugli autori: letture interessanti per poi affondare sulla riflessione linguistica (e lessicale).

Che cosa mi porto a casa da quest'anno scolastico? Sicuramente la conferma che il vero apprendimento sia EMOZIONALE, DI PANCIA! Altrimenti è solo studiacchiare per la verifica, appiccicarsi delle etichette in testa da rimuovere dopo pochi giorni.
Vorrei anche provare, quest'estate, a programmare dei veri percorsi di apprendimento con valutazioni in itinere per far capire che non si studia solo per la verifica, ma sempre!
Infine, ho bisogno di lavorare tantissimo per la predisposizione del laboratorio di lettura e scrittura. Non riesco ad applicarlo come alle medie, devo rimetterlo a punto, scegliere una strada ben definita e seguire quella.

Insomma, tanto da studiare, tutto da migliorare. AVANTI TUTTAAAAA!!!!!!