sabato 30 ottobre 2021

Latino: la sfida continua!

 Inutile nasconderlo. Le prime negli ultimi due anni sono più complicate del solito. Molti ragazzi hanno delle lacune che a volte sono voragini e inoltre faticano a ingranare con lo studio, che è spesso stentato e approssimativo. Aggiungiamoci che in generale un po' in tutte le classi i ragazzi sono più fragili, e per questo danno colpa (vera o presunta) al Covid: sta di fatto che è tutto un morire d'ansia per qualsiasi cosa.

In questo contesto io mi trovo a insegnare latino in prima Scienze Umane. Trattasi di materia che già di per sé non gode di buonissima fama tra gli studenti; figuriamoci poi presso quelli poco rigorosi e in difficoltà con le basi di analisi logica. 

Dopo l'entusiasmo iniziale nell'applicazione del mio metodo in larga parte induttivo e ludico, i risultati della prima verifica mi hanno riportato decisamente a terra. Alla crisi è seguita la reazione: come arginare le evidenti difficoltà di buona parte dei miei studenti di fronte anche alle più semplici richieste? Sì, perché la verifica chiedeva di fare l'analisi logica di alcune semplici frasi in italiano e di esplicitare il caso latino corrispondente. L'esercizio più difficile chiedeva di completare delle frasi in latino o di tradurne altre in italiano, che però non erano nuove: le avevamo ripetute molte volte in un mese di lezione. Il focus era sulla prima declinazione. 

Ho deciso allora di dividere la classe a piccoli gruppi (di 2 - 3 componenti) e di assegnare a ciascuno di essi degli esercizi mirati per il recupero, il consolidamento e il potenziamento.

A chi è andato bene nel test ho assegnato una versione da tradurre che parlava di discipulae, di schola e di magistrae, lessico già noto agli studenti, visto che nelle nostre piccole conversazioni in latino in classe facciamo ricorso agli stessi termini. 

Nel frattempo ho assegnato degli esercizi sulla prima declinazione a chi doveva recuperare o consolidare: esercizi di completamento essenzialmente, fino ad arrivare alla frasetta da analizzare e tradurre in o dal latino. Dopo la prima lezione in cui passavo tra i banchi a dare una mano, ho corretto con i gruppi interessati questi esercizi, sincerandomi che tutti avessero preso un po' di dimestichezza con casi e terminazioni della prima declinazione. Ho lavorato con l'analisi logica (a partire da frasi con solo il soggetto e il predicato nominale) utilizzando una struttura schematica e dei colori per i complementi diretti. Ad esempio ho preso una frase da tradurre in latino come: "Serena è la nostra maestra" e l'ho fatta riscrivere così:

   


Quindi ho fatto collocare il verbo al centro, ho fatto quindi cercare il soggetto col trucco della concordanza (provate a cambiare il verbo, da singolare a plurale o viceversa: il complemento che è costretto a cambiare con lui è il soggetto!) e l'ho fatto scrivere sempre a sinistra in rosso; a destra c'è l'eventuale complemento oggetto (ma mettiamo una X se il verbo è intransitivo); sotto gli eventuali complementi indiretti. Ho fatto scrivere, come si vede, il complemento, il caso corrispondente e se singolare o plurale, ed infine la terminazione della I declinazione. Alla fine di questa procedura si è tradotta la frase.

Diversa ancora è stata la gestione dei DSA: ho trovato in rete un bello schema della prima declinazione con un colore per ogni caso e la traduzione corrispondente. L' ho consegnato insieme a delle frasi in latino in cui avevo già sottolineato i sintagmi con il colore giusto in base allo schema fornito. Per esempio, poniamo che si stabilisca che il nominativo è in rosso e l'accusativo in verde; quindi si dà una frase così:

Discipulae magistram audiunt.

L'alunno dunque ritrova sullo schema che il rosso è il nominativo, deve controllare se singolare o plurale e relativa traduzione; quindi procede con il verde e così via. Si comincia con una serie di frasi elementari (solo con nominativo e P.N.) e via via si inseriscono uno alla volta altri casi e dunque altri colori. 

Nelle lezioni successive, ho corretto gli esercizi assegnati ai gruppetti che dovevano recuperare e quindi contestualmente ho interrogato. Se trovavo qualche argomento non ancora consolidato, ci lavoravo ancora sopra con esempi e ulteriori esercizi (ad esempio quello dei cesti: ho dato una lista di parole della I declinazione ed esse andavano inserite nel "cesto" corretto dei casi; dapprima l'esercizio doveva essere svolto con lo schema della prima declinazione sott'occhio e poi senza). 

Mentre interrogavo e assegnavo questi esercizi, non ho lasciato con le mani in mano i più sicuri, ma ho chiesto loro di rielaborare la versione che avevo loro assegnato precedentemente in questo modo: dovevano creare un dialogo tra i protagonisti della versione (due amiche e la loro maestra) esercitando sia le formule che sentono in classe ad ogni lezione o che abbiamo utilizzato in passato (le formule di saluto, la richiesta del nome, etc...) sia lavorando sui verbi. Infatti per ora abbiamo studiato unicamente il verbo essere, ma comunque negli esercizi abbiamo trovato altri verbi sempre dati in traduzione. Quindi gli alunni dovevano prendere i verbi (tutti all'indicativo presente attivo) della versione e con l'aiuto del loro manuale riconoscerne la coniugazione e perciò coniugarli in altre persone rispetto alla terza persona singolare o plurale. Ad esempio la frase: "Discipulae Romae vivunt" è stata trasformata così nei dialoghi: 

- Salvete! Quae estis?

- Discipulae sumus. 

- Ubi vivitis?

- Romae vivimus.

Il lavoro è stato certosino: si doveva riportare "vivunt" a "vivo", cercarlo sul dizionarietto in fondo al manuale, ricavarne la coniugazione e andare a vedere sul libro come si coniugasse in base alla coniugazione di appartenenza. Non è stato facile, ma i ragazzi si sono entusiasmati e hanno svolto dei lavori discreti, in un paio di casi molto buoni. Hanno anche scoperto dalla versione come si forma il complemento di moto a luogo e ora dovranno spiegare al resto della classe (che nel frattempo ho più o meno finito di interrogare in vista del recupero) come funzionano le coniugazioni latine. 

Mi ritengo soddisfatta, anche se ho dovuto preparare diversi materiali e a lezione dovevo avere ben in mente chi facesse che cosa. Mi sono sdoppiata, anche quadruplicata in certi momenti, ma nessuno ha perso tempo e ognuno ha lavorato a partire dal proprio livello di partenza. Due puntualizzazioni:

- bisogna saper tollerare un certo grado di confusione in classe (e siccome non è facile ritengo che questo tipo di lavoro non si possa fare sempre);

- bisogna avere in classe un numero gestibile di alunni (credo al massimo 20, altrimenti è davvero dura, oppure bisogna ridurre il numero di differenziazioni, cioè un lavoro per il potenziamento e uno per recupero/consolidamento e poi condivisione in plenaria).

Aggiungo che ovviamente in un mese di scuola ho fatto la prima declinazione, il verbo essere, il complemento di stato in luogo, un accenno al dativo di possesso e stop. Ho anche anticipato alcune uscite della seconda declinazione, ma poi ho lasciato perdere perché appunto ho visto che dovevo lavorare sulle basi dell'analisi logica, quindi non mi sono complicata la vita ulteriormente! Voglio dire: se si vuole procedere tentando di non lasciare indietro nessuno, non si possono fare le corse. Tuttavia, non bisogna dimenticarsi di stimolare chi è in fascia più alta, altrimenti costoro si annoiano mortalmente. Ecco perché ho voluto tentare un lavoro differenziato per livelli. Ora vediamo come andrà coi verbi! 


 

domenica 19 settembre 2021

PRIME LEZIONI DI LATINO GIOCANDO CON LA LINGUA

Ho una prima del Liceo delle Scienze Umane in cui insegno latino. Felicissima, perché anche quest'anno posso sperimentare. Parto dal presupposto che i ragazzi arrivano al liceo pieni di pregiudizi su questa lingua, che immaginano particolarmente ostica e noiosa. E ovviamente inutile.

Ormai si legge un po' ovunque il discorso che il latino sta morendo, che bisogna innovare la didattica, che il metodo tradizionale non è più adeguato ("O tempora o mores!"). Se ciò sembra chiarissimo per i docenti universitari che scrivono queste cose (recentemente per esempio ho letto le riflessioni condivisibilissime di A. Balbo su Accademia.edu e le interessanti proposte di altri docenti in questo articolo), io tuttavia mi trovo a constatare con una certa amarezza che a scuola non si muove una foglia. The wind of change is out of here. Immobilismo, se non vero e proprio astio verso ogni tentativo di cambiamento rispetto alla solita impostazione didattica. Per il quieto vivere meglio non nominare neppure il metodo natura!

In questo clima, io cerco nel mio piccolo, lavorando con gli strumenti "tradizionali", di costruire nelle mie classi lezioni un po' diverse. Qui riporto le prime due.

LEZIONE UNO 

Entro in classe, dico che adesso rifarò l'ingresso parlando sempre in latino per alcuni minuti, quindi niente paura! Li avviso che io mi rivolgerò loro con "Salvete, discipulae ac discipuli!" e loro dovranno semplicemente rispondere con "Salve, magistra!". 

Rifaccio l'entrata, rivolgo il saluto ai ragazzi, loro mi rispondono e tutto fila liscio. Poi comincio a giocare: "Surgite, discipuli!" e poi "Considite, discipuli!". Ripeterò fino alla nausea gli imperativi, così li impareranno senza troppa fatica! 

Quindi dico: 

Ego Angela Pluda sum. Mihi nomen est Angela. Ego magistra sum. Ego linguae Latinae magistra sum. Latinam linguam doceo. 

Scrivo alla lavagna "Ego Angela sum. Mihi nomen est Angela" e anche la domanda che comincio a rivolgere a tutti gli studenti: "Quod nomen tibi est?".

I ragazzi mi rispondono dapprima guardando i modelli alla lavagna e poi cominciano a memorizzare.

A questo punto comincio a variare:

Quis es tu? Esne tu Silvia? 

Varia anche la risposta: "Silvia non sum, sed Sara".

Poi si passa a "Qui estis vos?" o "Quis est ille?". "Quis es tu? Surge! Quomodo vales? Nunc conside!".

Insomma, chiamandoli un po' tutti, anche più studenti alla volta, usiamo i pronomi personali soggetto e tutte le voci del verbo essere. A questo punto interrompiamo l'interazione in lingua e scriviamo alla lavagna il prospetto del verbo essere con relativi pronomi. Io ho introdotto subito sia IS/EA (non il neutro: il discorso sul neutro va introdotto con calma in un secondo momento) sia ILLE/ILLA e anche i loro plurali naturalmente. I ragazzi non hanno avuto alcuna difficoltà. Sempre in italiano, ragioniamo sull'uso della particella interrogativa -NE. 

La lezione è stata leggera per i ragazzi ma molto produttiva. Per casa chiedo solo di ripassare e di leggere in italiano la paginetta che sul manuale viene dedicata alla spiegazione del latino come lingua sintetica con casi e declinazioni.

I ragazzi sono talmente carichi che il giorno dopo, quando li ritrovo per i corridoi, mi salutano con "Salve, magistra" e mi ripetono il verbo essere con tutti i pronomi, già perfettamente imparati.

LEZIONE DUE

La metterò in pratica tra qualche giorno. Ho preparato un semplicissimo Powerpoint con alcuni esercizi di ripasso e consolidamento. 

Eccolo qui: 

https://docs.google.com/presentation/d/1Wa8tq2GAS2UqJbfIc_W4vYYhCZhf5NNW/edit?usp=sharing&ouid=110896314052245045289&rtpof=true&sd=true

Per casa ho pensato di dare un paio di esercizi veloci del manuale sul riconoscimento di soggetto, PV/PN, oggetto, complementi predicativi. Il focus la volta successiva sarà su nominativo e accusativo: farò in parallelo le uscite del nominativo e dell'accusativo sia della prima che della seconda declinazione. Devo parlare poi del genere neutro e pian piano introdurre sia gli aggettivi di I classe (in parallelo ai nomi) sia il genitivo come modificatore del nome. Come testo di partenza userò il fumetto proposto dal manuale, cioè Pepe-Vilardo, Grammatica picta, Einaudi Scuola. 

Ci riaggiorniamo! 

mercoledì 8 settembre 2021

SPUNTI DI PROGRAMMAZIONE E UN'IDEA PER L'ACCOGLIENZA IN QUINTA LINGUISTICO

 Quest'anno per italiano avrò una quinta lasciatami in eredità. Naturalmente sono preoccupata, perché i ragazzi dovranno riabituarsi, e in fretta, a un altro metodo e inevitabilmente a un diverso approccio didattico, per quanto io possa sforzarmi di agire in continuità con l'insegnante precedente. 

Per quanto riguarda la storia della letteratura, so che dovrò partire da Manzoni e Leopardi, dunque dovrò prepararmi a tagli e sforbiciate. Gli autori fondamentali saranno:

POESIA (fino a febbraio):

- Manzoni (velocemente: i suoi legami col Romanticismo; la questione della lingua; l'idea di storia e letteratura. Testi: qualcosa dell'Adelchi e vediamo se il 5 maggio o Marzo 1821)

- Leopardi: bene

- Decadentismo: i poeti maledetti francesi, Pascoli, D'annunzio e le Avanguardie + cenni a Crepuscolari, Vociani etc.... Qui vedrei bene un percorso sul periodo e la crisi dell'intellettuale e il suo modo di porsi di fronte alla nuova società borghese e di massa; approfondimento sulla lingua di D'Annunzio

- Ungaretti (con focus sull'analisi del testo poetico: i testi brevi e pieni di immagini di Ungaretti sono una bella palestra e per altro piacciono molto; da far vedere anche il documentario sulla figura di Ungaretti realizzato dalla RAI, che mostra anche i suoi contatti con molti intellettuali del tempo)

- Montale: bene ---> legame con Dante (lettura di alcuni canti del Paradiso)

- poesie a scelta di Saba, Quasimodo, Pavese, Caproni, Luzi, Pasolini, Cucchi, Magrelli, Merini, Rosselli, Cappello...: l'idea è di lasciare la scelta ai ragazzi e che ciascuno proponga un approfondimento e una rosa di poesie alla classe


PROSA (da marzo a maggio):

- Tendenze di fine Ottocento e quindi Naturalismo e Verismo; Verga veloce con focus su alcune novelle

- Pirandello: bene

- Svevo: focus sulla Coscienza di Zeno

- Lettura integrale a scelta di un romanzo (anche in piccoli circoli di lettura) di Levi, Sciascia, Pavese, Fenoglio, Pasolini, Silone, Calvino, Cassola, Morante etc. con restituzione alla classe

Tutti i testi scelti dei vari autori saranno letti insieme in classe e preceduti e seguiti da attività di scrittura e discussione per favorire la sintonizzazione con questi stessi testi da parte dei ragazzi. 

Mi piacerebbe anche anticipare certi autori più recenti creando percorsi e collegamenti con gli autori che si affrontano nella prima parte dell'anno. Per esempio Manzoni/Vassalli o Pascoli/Pasolini oppure un percorso sull'uomo e la macchina (in senso lato) che può partire dal Futurismo (e in un certo senso anche da Leopardi e da Verga che criticano il progresso), passare per Pirandello, Svevo (il finale della Coscienza) e arrivare a collegare Orwell, Livello 7 di Roshwald e il recente Liberamente Veronica di Murraca sulla schiavitù dal cellulare. In particolare ho pensato di leggere in classe I quaderni di Serafino Gubbio operatore di Pirandello, di cui ho scoperto la bellezza grazie a una mia collega, perché è ricchissimo di spunti e permette tante connessioni (naturalmente in ottica RWW). Questo percorso sul legame tra uomo e macchina può aprire approfondimenti sulle dipendenze dalla tecnologia e dunque si può sfruttare per la scrittura di testi argomentativi e per dibattiti in classe. 

Altra idea che mi è venuta in mente è quella di accordarmi con il mio collega di Storia e Filosofia per approfondire la questione mediorientale e leggere in classe ampi stralci di G. Strada, Pappagalli verdi, offrendo poi suggerimenti per l'approfondimento e consigli di lettura di opere di narrativa su questioni di attualità (in base all'interesse personale). Ciò darebbe adito ad attività di lettura e scrittura insieme, con una raccolta di riflessioni e materiale preparatorio per il tema in classe (che non si può svolgere in maniera canonica tipo scrittura estemporanea per 3 ore in classe, cosa che vedo invece più fattibile per attività di analisi del testo di tipologia A).

Questa l'impostazione che vorrei dare alla letteratura in quinta: una comunità di lettori che leggono insieme e/o per conto loro e che si confrontano, scrivono su ciò che leggono e approfondiscono in base ai propri interessi personali, in un percorso di crescita in cui ci si alimenta culturalmente a vicenda. La carne al fuoco è davvero tanta, ma tagli e aggiustamenti li farò quando capirò che classe avrò di fronte. Relativamente alla metodologia didattica, mi ispirerò ai principi del Reading and Writing Workshop, tenendo però conto che dovrò adottare soluzioni di compromesso dovute al tipo di scuola e alla classe quinta che non posso sconvolgere più di tanto. I primi giorni di scuola, tuttavia, mi potrò permettere qualche lusso in più anche perché devo conoscere questi ragazzi e farmi conoscere! Dunque ho pensato ad un'attività di accoglienza attraverso l'albo illustrato Il buon viaggio di B. Masini e G. De Conno.


Dopo averlo letto e proiettato in classe, darò (idea che mi deriva dalla recente lettura del libro di Sabina Minuto ed Elisa Goninelli, Lettori e scrittori crescono, Pearson Ed.) questa consegna: "Scegli un oggetto disegnato nel libro e una parola o una frase che ti abbiano colpito, che parlino di te, che ti chiamino in causa e scrivi a partire da quell'oggetto e/o da quella parola o frase tutto ciò che ti viene in mente (riflessioni, domande, considerazioni su di te e sulla tua vita etc...) per tre minuti consecutivi. Non badare alla forma, ma preoccupati solo di buttar giù idee e riflessioni. Stai tranquillo/a: non è un testo finito, quanto piuttosto una forma grezza di scrittura che nessuno andrà a leggere e correggere". A questo punto come esempio leggerei ciò che ho scritto io.

Dopo i tre minuti, altra consegna: "Ora rivedi quanto hai scritto e sottolinea la frase o la parola che ti ispira altre riflessioni, quindi scrivi per altri due minuti". Anche qui presenterei il mio lavoro per far da modello di scrittura. 

A questo punto lascerei spazio alla condivisione (solo chi vorrà naturalmente). Da qui poi racconterei il mio approccio alla scrittura (fondamentale il taccuino, anche se non credo che lo chiamerò con questo nome davanti agli studenti; quindi il passaggio dalla forma grezza al testo finito) e alla letteratura, ricordando che cercheremo di studiare non (solo) LA letteratura, ma soprattutto CON la letteratura, per dirla come F. Batini. Da qui in poi ci metteremo in viaggio insieme e da qualche parte arriveremo! 

martedì 29 giugno 2021

Latino sperimentale

 Come ogni fine anno, è tempo di tirare le somme, anche con l'aiuto del riscontro dei ragazzi. Devo dire che sono particolarmente soddisfatta della sperimentazione in Latino nelle seconde del liceo linguistico, dove avevo a disposizione solo 2 ore a settimana e con la prospettiva dell'interruzione dello studio della disciplina al termine del secondo anno.

Anziché proporre le lezioncine poco motivanti di grammatica, ho scelto di leggere un testo in classe come base per recuperare poi alcune regole morfosintattiche. Come testo ho scelto "Cloelia puella Romana" (si trova in un attimo il pdf su Google) ma comunque ce ne sono tanti altri reperibili anche in internet (consiglio il sito di Vivarium Novum, una miniera d'oro: qui per esempio c'è un elenco di testi molto utili per lavorare in classe https://vivariumnovum.it/risorse-didattiche/pratica-didattica/libri-scolastici ).

Ho scelto Cloelia perché mi consentiva di lavorare sulle leggende legate al mos maiorum, visto che nel testo di parla non solo di Clelia, ma anche di Lucrezia con la cacciata di Tarquinio il Superbo, di Muzio Scevola, di Porsenna... 

Il testo è molto ripetitivo, ma questo non annoia i ragazzi, che si ritrovano frasi e parole familiari in contesti nuovi in cui devono capire come procede la storia. Queste parole poi le imparano a forza di sentirle, senza troppo sforzo. Certo, non è un bel latino, ma neanche le frasette sul manuale sono un granché, oltre ad essere poco motivanti...

Il lavoro che ho svolto è stato questo: sono partita dai prerequisiti, cioè il consolidamento delle prime due declinazioni e dei verbi (presente e imperfetto indicativi più verbo essere), oltre che delle frasi causali e temporali con l'indicativo. Poi leggevo ad alta voce il testo in classe e lo facevo manipolare ai ragazzi tramite domande (da creare o a cui rispondere), interviste ai personaggi, cloze e completamenti vari. Pian piano ho chiesto anche riassunti del capitolo (anche collettivi o a piccoli gruppi) e brani dall'italiano al latino e viceversa con strutture e termini incontrati nel testo. Altro esercizio che funzionava era partire da un'immagine che trovavo in internet (per esempio su Muzio Scevola o l'impresa di Orazio Coclite) e la facevo descrivere. 

Quando abbiamo incontrato argomenti morfosintattici che decidevo di far studiare, li recuperavamo sul manuale in uso e per casa potevo assegnare qualche esercizio lì sopra a cui aggiungevo esercizi interattivi trovati on line, apprezzati molto dai ragazzi. 

In questo modo abbiamo studiato (pian piano) le declinazioni, tutto l'indicativo, le frasi interrogative dirette, aggettivi e pronomi (quelli più frequenti), le frasi infinitive. L'attenzione non era focalizzata sull' errore, ma sulla motivazione a comprendere e poi a produrre in diversi modi frasi latine; la traduzione era lo step finale. 

La memorizzazione delle uscite di nomi, pronomi etc è avvenuta in itinere, quasi in modo naturale, senza grossi sforzi. E se qualche studente non ricordava le uscite, non veniva crocifisso ma era invitato a consultare le tabelle grammaticali, però poi nelle lezioni successive veniva richiamato e doveva dimostrare di aver memorizzato quanto richiesto, un po' per volta. La sufficienza era garantita a chi comprendeva il testo e sapeva rispondere alle domande di compagni e insegnante (in latino e in italiano) sulla storia, con l'utilizzo di un minimo di vocabolario e di strutture di base. Molti studenti hanno raggiunto l'eccellenza perché avevano interiorizzato regole morfosintattiche e costrutti e le sapevano utilizzare per la produzione orale e scritta in latino. 

Fondamentale è cercare di variare quanto più possibile le richieste utilizzando anche il gioco e le sfide in classe. I ragazzi mi hanno confessato che alla fine hanno imparato il latino (almeno quello di base) senza accorgersene! Ovviamente il lavoro di gruppo è fondamentale, sia con gruppi omogenei che eterogenei per livello al loro interno, a seconda dello scopo (il ripasso si presta a gruppi eterogenei così chi ha capito può essere utile a chi ha idee ancora poco chiare, in una logica di tutoraggio tra pari; i gruppi con membri di pari livello li ho creati quando volevo assegnare compiti di difficoltà diverse di modo che la sfida fosse stimolante e alla portata di tutti coloro a cui la proponevo). 

C'erano dei ragazzi che facevano più fatica, ed erano quelli senza basi grammaticali. Difficile attuare una didattica induttiva se non si sa riconoscere il soggetto in una frase! Perciò credo che in una prima, per esempio, si debba sostare molto su questi aspetti basilari. Nelle due classi che ho seguito, su una quarantina di alunni erano soltanto due o tre che avevano questo tipo di difficoltà e che ovviamente erano fragili anche nelle lingue straniere. 

A fine anno posso dire che questo modo di procedere abbia funzionato: i ragazzi hanno apprezzato molto il fatto di poter seguire una storia che li ha incuriositi; il carico di lavoro era proporzionato alle 2 ore settimanali; le lezioni erano varie e per lo più piacevoli. Si è coniugata la grammatica con la civiltà, con in aggiunta approfondimenti di tipo lessicale (partendo dall'etimologia e vedendo gli esiti delle parole latine in italiano e nelle altre lingue). Gli alunni mi hanno confidato che affrontavano il latino senza ansia e che comunque sentivano di imparare (con esiti diversi, certo, in base a impegno e inclinazioni). Alcuni lasciavano il latino con dispiacere (almeno così hanno dichiarato). 

Finisco dicendo una cosa per me importantissima: anch'io come insegnante mi sono divertita molto, nonostante lo sforzo di preparare praticamente tutti i materiali per le lezioni!