martedì 29 giugno 2021

Latino sperimentale

 Come ogni fine anno, è tempo di tirare le somme, anche con l'aiuto del riscontro dei ragazzi. Devo dire che sono particolarmente soddisfatta della sperimentazione in Latino nelle seconde del liceo linguistico, dove avevo a disposizione solo 2 ore a settimana e con la prospettiva dell'interruzione dello studio della disciplina al termine del secondo anno.

Anziché proporre le lezioncine poco motivanti di grammatica, ho scelto di leggere un testo in classe come base per recuperare poi alcune regole morfosintattiche. Come testo ho scelto "Cloelia puella Romana" (si trova in un attimo il pdf su Google) ma comunque ce ne sono tanti altri reperibili anche in internet (consiglio il sito di Vivarium Novum, una miniera d'oro: qui per esempio c'è un elenco di testi molto utili per lavorare in classe https://vivariumnovum.it/risorse-didattiche/pratica-didattica/libri-scolastici ).

Ho scelto Cloelia perché mi consentiva di lavorare sulle leggende legate al mos maiorum, visto che nel testo di parla non solo di Clelia, ma anche di Lucrezia con la cacciata di Tarquinio il Superbo, di Muzio Scevola, di Porsenna... 

Il testo è molto ripetitivo, ma questo non annoia i ragazzi, che si ritrovano frasi e parole familiari in contesti nuovi in cui devono capire come procede la storia. Queste parole poi le imparano a forza di sentirle, senza troppo sforzo. Certo, non è un bel latino, ma neanche le frasette sul manuale sono un granché, oltre ad essere poco motivanti...

Il lavoro che ho svolto è stato questo: sono partita dai prerequisiti, cioè il consolidamento delle prime due declinazioni e dei verbi (presente e imperfetto indicativi più verbo essere), oltre che delle frasi causali e temporali con l'indicativo. Poi leggevo ad alta voce il testo in classe e lo facevo manipolare ai ragazzi tramite domande (da creare o a cui rispondere), interviste ai personaggi, cloze e completamenti vari. Pian piano ho chiesto anche riassunti del capitolo (anche collettivi o a piccoli gruppi) e brani dall'italiano al latino e viceversa con strutture e termini incontrati nel testo. Altro esercizio che funzionava era partire da un'immagine che trovavo in internet (per esempio su Muzio Scevola o l'impresa di Orazio Coclite) e la facevo descrivere. 

Quando abbiamo incontrato argomenti morfosintattici che decidevo di far studiare, li recuperavamo sul manuale in uso e per casa potevo assegnare qualche esercizio lì sopra a cui aggiungevo esercizi interattivi trovati on line, apprezzati molto dai ragazzi. 

In questo modo abbiamo studiato (pian piano) le declinazioni, tutto l'indicativo, le frasi interrogative dirette, aggettivi e pronomi (quelli più frequenti), le frasi infinitive. L'attenzione non era focalizzata sull' errore, ma sulla motivazione a comprendere e poi a produrre in diversi modi frasi latine; la traduzione era lo step finale. 

La memorizzazione delle uscite di nomi, pronomi etc è avvenuta in itinere, quasi in modo naturale, senza grossi sforzi. E se qualche studente non ricordava le uscite, non veniva crocifisso ma era invitato a consultare le tabelle grammaticali, però poi nelle lezioni successive veniva richiamato e doveva dimostrare di aver memorizzato quanto richiesto, un po' per volta. La sufficienza era garantita a chi comprendeva il testo e sapeva rispondere alle domande di compagni e insegnante (in latino e in italiano) sulla storia, con l'utilizzo di un minimo di vocabolario e di strutture di base. Molti studenti hanno raggiunto l'eccellenza perché avevano interiorizzato regole morfosintattiche e costrutti e le sapevano utilizzare per la produzione orale e scritta in latino. 

Fondamentale è cercare di variare quanto più possibile le richieste utilizzando anche il gioco e le sfide in classe. I ragazzi mi hanno confessato che alla fine hanno imparato il latino (almeno quello di base) senza accorgersene! Ovviamente il lavoro di gruppo è fondamentale, sia con gruppi omogenei che eterogenei per livello al loro interno, a seconda dello scopo (il ripasso si presta a gruppi eterogenei così chi ha capito può essere utile a chi ha idee ancora poco chiare, in una logica di tutoraggio tra pari; i gruppi con membri di pari livello li ho creati quando volevo assegnare compiti di difficoltà diverse di modo che la sfida fosse stimolante e alla portata di tutti coloro a cui la proponevo). 

C'erano dei ragazzi che facevano più fatica, ed erano quelli senza basi grammaticali. Difficile attuare una didattica induttiva se non si sa riconoscere il soggetto in una frase! Perciò credo che in una prima, per esempio, si debba sostare molto su questi aspetti basilari. Nelle due classi che ho seguito, su una quarantina di alunni erano soltanto due o tre che avevano questo tipo di difficoltà e che ovviamente erano fragili anche nelle lingue straniere. 

A fine anno posso dire che questo modo di procedere abbia funzionato: i ragazzi hanno apprezzato molto il fatto di poter seguire una storia che li ha incuriositi; il carico di lavoro era proporzionato alle 2 ore settimanali; le lezioni erano varie e per lo più piacevoli. Si è coniugata la grammatica con la civiltà, con in aggiunta approfondimenti di tipo lessicale (partendo dall'etimologia e vedendo gli esiti delle parole latine in italiano e nelle altre lingue). Gli alunni mi hanno confidato che affrontavano il latino senza ansia e che comunque sentivano di imparare (con esiti diversi, certo, in base a impegno e inclinazioni). Alcuni lasciavano il latino con dispiacere (almeno così hanno dichiarato). 

Finisco dicendo una cosa per me importantissima: anch'io come insegnante mi sono divertita molto, nonostante lo sforzo di preparare praticamente tutti i materiali per le lezioni!